LE VARICI AGLI ARTI INFERIORI

02.12.2012 22:49

 

LE VARICI AGLI ARTI INFERIORI

 

Le varici degli arti inferiori rappresentano la patologia di maggior riscontro negli ambulatori angiologici, particolarmente durante i mesi estivi, quando le vene varicose diventano più turgide, rigonfie e provocano edemi periferici, senso di pesantezza, prurito ed eventuali complicanze come flebiti o ulcere varicose.

Le varici sono vene superficiali permanentemente dilatate, su base per lo più ereditaria, favorita da soprappeso, vita sedentaria ed età. Si tratta di un patologia cronica  tipica dei Paesi industrializzati,  prevalentemente appannaggio del sesso femminile  che negli uomini si manifesta soprattutto per motivi professionali legati ad attività lavorative che comportino la stazione eretta prolungata (es. baristi). Viene ereditata una “meiopragia”, ossia una debolezza della parete venosa che tende a dilatarsi sotto l’effetto di sollecitazioni che agiscono aumentando la pressione all’interno delle vene. I fattori predisponenti sono:  eccesso ponderale, gravidanze ripetute, sedentarietà. Accanto alle varici primitive esistono tuttavia varici secondarie a pregresse flebiti di vene profonde. Le varici degli arti inferiori generalmente sono una patologia benigna ma possono rappresentare un problema per il paziente che ne è affetto, sia dal punto di vista estetico, sia per i sintomi determinati dalla stasi venosa cronica e che, sebbene tardivi, possono essere invalidanti. Alcuni pazienti lamentano prevalentemente edemi periferici, prurito e senso di pesantezza, altri senso di bruciore o crampi agli arti inferiori. Il primo gruppo di pazienti presenta obiettivamente grossi gavoccioli varicosi e segni cutanei di insufficienza venosa cronica, ossia discromie, edemi periferici, zone di iperpigmentazione, eventuali cicatrici di ulcere.

Il secondo gruppo di pazienti presenta gambe asciutte, ma teleangectasie diffuse, o, come comunemente sono chiamati, “capillari” disseminati sugli arti inferiori. I sintomi spesso si associano e si confondono con quelli determinati da una patologia osteoarticolare cronica, come artrosi o alterato appoggio plantare che, a sua volta, può peggiorare il decorso della patologia venosa.  Obiettivamente si rilevano gavoccioli varicosi bluastri variamente localizzati sugli arti inferiori e associati a modificazioni della cute, con discromie,  cicatrici di eventuali pregresse ulcere, zone di atrofia bianca, zone di iperpigmentazione, o eczema varicoso. 

Le ulcere rappresentano una delle possibili complicanze delle varici, insieme a emorragie o a varicoflebiti. Le prime due complicanze generalmente sono determinate da un trauma, anche modesto, che provoca una ferita a lenta guarigione, quale appunto è l’ulcera, generalmente localizzata nel terzo inferiore della superficie mediale della gamba oppure un’emorragia che regredisce sollevando l’arto. Le varicoflebiti sono invece una trombosi localizzata di una vena varicosa e si manifestano con un cordoncino duro e dolente lungo il decorso della varice stessa.  

La sintomatologia ingravescente ed invalidante e le potenziali complicanze richiedono una programmazione terapeutica accurata delle varici. Tale programmazione prevede una terapia cronica basilare, una terapia medica sintomatica ed una terapia chirurgica oggi di varia scelta. L’esame fondamentale per stabilire il timing operatorio ed il tipo di intervento, nonché per valutare eventuali complicanze o i risultati dell’intervento è l’eco-color-Doppler. La diagnosi di varici degli arti inferiori si può già effettuare con un accurato esame clinico. Tuttavia l’eco-color-Doppler  permette di valutare la pervieta’ del  circolo profondo, di studiare con accuratezza varici recidive e di “mappare” le vene varicose in vista di un intervento chirurgico, cioè di seguire e disegnare con matita demografica le vene superficiali che dovranno essere asportate. Premessa fondamentale per ogni tipo di terapia sono le norme igienico-dietetiche. Il paziente con vene varicose dovrà essere periodicamente rivisto ed educato a correggere il peso corporeo, ad aumentare l’attività fisica e ad osservare con attenzione ogni possibile modificazione del colore della cute o dello stato delle varici . La dieta dovrà essere ricca di vitamina C che ha un effetto benefico sulla parete delle vene. E’ utile fornire al paziente un elenco scritto e commentato delle norme da seguire, tra cui la più importante è la necessità di dormire ad arti sollevati almeno di cm 10 per favorire il ritorno venoso in clinostatismo ed utilizzare calze elastiche, possibilmente prescritte dal medico, per ridurre l’ipertensione venosa ed i sintomi ad essa correlati.

La terapia farmacologica consiste in farmaci che migliorano il trofismo venoso e riducono edema e permeabilità capillare . La terapia chirurgica può consistere o nello stripping, che permette di sfilare la vena safena interna o esterna dilatata, o nella scleroterapia, mediante la quale si trattano le piccole vene superficiali dilatate con un farmaco che ne determina la chiusura per trombosi ma  si avvale anche di tecniche nuove e non invasive come il Laser o l’ablazione con radiofrequenza. Lo stripping comporta rischi di complicanze maggiori nell’1% dei casi, ma nel 17% dei casi può provocare rischi minori come nevralgia e nel 20-30% dei casi comporta recidive a 10 anni.  Il trattamento va programmato dallo specialista angiologo ed effettuato in più tempi.

 

 

NORME PER PAZIENTI CON MALATTIA VENOSA CRONICA

EVITARE DI STARE MOLTE TEMPO IN PIEDI.

- Durante i viaggi lunghi effettuare brevi soste e camminare.

- Sollevarsi ripetutamente sulla punta dei piedi.

 

EVITARE DI STARE A LUNGO SEDUTI

- Ogni ora camminare o fare esercizi di sollevamento sulla punta dei piedi

 

CONTROLLARE IL PESO

- Seguire una dieta iposodica

- L’alimentazione deve essere ricca di fibre e di verdure (anche per evitare la stipsi)

- Consultare il proprio medico in caso di dimetabolismi, dislipidemie, ipertensione arteriosa.

- Correggere la stipsi con una corretta alimentazione o con farmaci su indicazione del medico curante.

 

RIPOSARE CON GLI ARTI SOLLEVATI ALMENO cm 10-15

 

PORTARE SCARPE COMODE CON TACCHI DI CM 3-5

- Consultare un ortopedico in caso di alterato appoggio plantare

- Evitare scarpe basse o troppo alte

 

CAMMINARE ALMENO UN’ORA AL GIORNO

- Utile qualsiasi ginnastica di tipo aerobico

- Al mare, camminare con le gambe immerse nell’acqua, evitando le ore più calde della giornata e di stare distesi a prendere il sole

 

EVITARE FONTI DI CALORE DIRETTE SUGLI ARTI INFERIORI

- Evitare bagni troppo caldi.

- Evitare di stare troppo vicini a stufe, termosifoni, etc.

 

UTILIZZARE CALZE ELASTICHE

- L’elastocompressione va suggerita dall’angiologo

- Le calze elastiche vanno indossate prima di scendere dal letto, al mattino, e rimosse la sera

- Controllare sempre la buona elasticita’ delle calze elastiche

 

EVITARE ELASTICI E LACCI NEGLI ARTI INFERIORI

 

CONSULTARE L’ANGIOLOGO OGNI QUALVOLTA SI NOTI:

- aumento di volume di un arto

- eritema localizzato o diffuso

-un cordone palpabile lungo il decorso di una vena

- o, comunque, prima di assumere farmaci o modificare terapie in atto

 

  Quindi chi è affetto da varici deve  avere un angiologo di riferimento da consultare periodicamente o alla comparsa di sintomi nuovi.

La domanda più spontanea è : quale è il trattamento migliore per le vene varicose? Quando e come possono essere curate?

Quando provocano un danno estetico o quando provocano sintomi invalidanti? La terapia conservativa o correttiva va generalmente associata e scelta sulla base dei sintomi prevalenti e dell’esperienza specifica dell’angiologo.

 Una dieta mediterranea associata a moderata attività fisica possono tuttavia rallentare l’evoluzione di questa patologia cronica ed invalidante. 

 

Per ulteriori chiarimenti o approfondimenti non esitate a contattarmi.